Benvenuti a tutti nella prima analisi del 2025, con Bitcoin nel bel mezzo del suo periodo di massima performance all’interno del ciclo di halving e all’inizio di un trimestre (Q1) che storicamente ha un rendimento medio del 56%.
Tutto questo, in un contesto geopolitico in cui non si fa mistero del fatto che molti Stati stanno valutando di adottare Bitcoin come riserva strategica.
Quali sono quindi i maggiori rischi per Bitcoin all’inizio del 2025?
Se c’è qualcosa che in questa fase può far deragliare Bitcoin, probabilmente è un catalizzatore macro con relativo movimento di avversione al rischio sul mercato azionario.
Quindi oggi ci concentreremo su questi aspetti e analizzeremo la salute generale del mercato azionario e obbligazionario, valutando il sentiment verso gli asset rischiosi in generale.
Prima di addentrarci nel vivo di questa analisi fondamentale, analizziamo i dati tecnici di Bitcoin su time frame elevati.
Nell’aggiornamento di dicembre, avevamo individuato la regione $100K come un naturale pivot point.
Di conseguenza, senza una chiusura tecnica sopra tale soglia, non possiamo parlare di regime tecnico high time frame rialzista per Bitcoin.
Naturalmente, in un mondo perfetto Bitcoin adesso sarebbe in una fase di consolidamento sopra la suddetta soglia psicologica, soprattutto alla luce dei miliardi di dollari affluiti sul mercato da ETF e Microstrategy.
Tuttavia, le vendite dei Long term holder e dei miners innescate dal rug pull di Powell del 18 dicembre 2024 sono state implacabili e hanno causato la perdita dei $100.000
In ogni modo, i prezzi sono in una fase di consolidamento appena sotto questo livello, dunque la svolta tecnica appena descritta può avvenire da un momento all’altro.
Vediamo dunque se l’attuale contesto macro nel 2025 sarà propedeutico a tale svolta tecnica.
Nei prossimi paragrafi entreremo nello specifico di alcune metriche del mercato obbligazionario, poiché è un mercato che fa da apripista anche per l’azionario.
Naturalmente esamineremo anche il mercato azionario, poiché è questo che determina il sentiment “risk on/risk off” che influisce anche sulle performance di Bitcoin.
Nell’attuale ciclo, Microstrategy sta giocando un ruolo sempre più importante.
La società sta accelerando il suo piano 21/21 e ha iniettato svariati miliardi di dollari sul mercato.
Uno dei fattori trainanti che consente a MSTR di raccogliere così tanto capitale, è l’ampio premium di capitalizzazione di mercato che hanno sulle loro dotazioni di Bitcoin. Proprio tale premio gli consente di raccogliere grandi somme.
Se le azioni dovessero subire uno stress significativo, questo premio crollerebbe come è successo in passato, riducendo la capacità di MSTR di raccogliere capitale e acquistare Bitcoin a un ritmo vertiginoso.
Questo non è uno scenario che prevedo ora, ma è una dinamica che dimostra ancora una volta come un eventuale stress sul mercato azionario avrebbe un effetto negativo anche su Bitcoin.
Per approfondire la relazione BTC e MSTR, vi rimando a questa video analisi sul mio canale YouTube.
Anche gli oltre $100 miliardi raccolti nei BTC spot ETF americani stanno giocando un ruolo chiave.
Il legame con il mercato azionario, piaccia o meno, sta crescendo inesorabilmente.
Sono stato tra i primi ad adottare questo approccio, come sa bene chi legge il canale dalla sua fondazione nel 2018, ed è stato sempre un valore aggiunto.
Tornando all’analisi fondamentale, avevamo parlato dell’importanza del mercato obbligazionario.
Sebbene da mesi i rendimenti del buoni del tesoro americani sono in costante rialzo e nonostante questa traiettoria è stata esasperata dalla vittoria di Trump, se andiamo ad analizzare i corporate spread BBB noteremo che rimangono molto stretti.
Uno spread ampio, suggerisce che gli investitori chiedono rendimenti più elevati sulle obbligazioni societarie rispetto ai titoli del tesoro, a causa del rischio percepito.
Oggi non è così, poiché al momento in cui scrivo gli spread obbligazionari sono fortemente in tendenza “risk-on”.
Un altro elemento da considerare è il rapporto tra azioni Value e Growth, che a dicembre 2024 ha subito un violento ribasso.
Ciò suggerisce che il mercato è ancora orientato al rischio e alla crescita.
Il mercato del lavoro negli Usa si sta dimostrando più resiliente del previsto.
Il tasso di disoccupazione al 4,1% non è ancora motivo di preoccupazione, sebbene stia mostrando i primi segnali di “bottom”.
E se nei prossimi mesi la disoccupazione dovesse aumentare, non sarebbe un bene per le azioni a breve termine, almeno finché la Fed non accende le rotative.
Tuttavia, i recenti dati suggeriscono che l’occupazione dovrebbe rimanere forte nel breve periodo.
Da una prospettiva macro più generale, gli utili aziendali mantengono una tendenza positiva.
Nessuna sorpresa qui, dato che l’economia americana è forte.
Per un’inversione al ribasso degli utili c’è bisogno di una recessione e non è il caso odierno.
Anche i redditi personali reali rimangono forti, senza segnali di rollover. Un consumatore forte alimenta un’economia forte.
Analizzando ulteriormente il comportamento dei consumatori, possiamo guardare al rapporto tra beni discrezionali (XLY) e beni di prima necessità (XLK) e vedere che i beni discrezionali hanno avuto una performance migliore di recente, il che è ancora a sostegno di un’economia forte.
E pensare che solo 4 mesi fa, i recession boyz erano tornati a suonare la fanfara.
Concludiamo con un’analisi delle metriche di sentiment, con il greed and fear index dell’S&P 500 vicino alla zona di extreme fear (nonostante l’indice abbia scontato un pullback di poco più del 5%) e dei mercati dei derivati, con il posizionamento su futures e opzioni che ha subito un bel reset.
In sintesi, un’altra “spintarella” al ribasso e avremo un setup perfetto da buy the dip.
Fino a qui, la maggior parte dei dati fondamentali, tecnici, finanziari e di sentiment riflettono in larga misura un contesto macroeconomico forte, almeno negli USA.
Tuttavia, non è tutto rose e fiori.
Ad esempio, il mercato immobiliare è in una situazione più complessa.
Ciò non sorprende se si considera la pressione assoluta della Fed e dei rendimenti obbligazionari, con i rendimenti dei treasury decennali che ora spingono oltre il 4,7% e sembrano ben avviati verso il 5%.
(Piccolo inciso. Se ricordate avevamo già parlato di una simile eventualità nella nota di novembre 2024, indicando i rendimenti sopra il 5% come un buy signal).
Di conseguenza, l’indice delle domande di mutui ipotecari è crollato di nuovo.
Le persone sono meno entusiaste di investire in nuove proprietà oggi.
In ogni modo, alla luce del contesto macro e delle metriche descritte in precedenza, questo non è ancora motivo di preoccupazione, ma sicuramente qualcosa da tenere d’occhio.
Se in futuro dovessimo vedere una debolezza più ampia nel settore immobiliare, come parte importante della ricchezza americana, questi dati potrebbero avere ramificazioni più ampie.
Infine parliamo di valutazioni azionarie, che si trovano su livelli elevati e confermano che ci troviamo in uno stato piuttosto avanzato dell’attuale ciclo espansivo.
Le azioni oggi sono valutate a caro prezzo rispetto alle attività prive di rischio come i titoli di stato (P/E relativo).
In tale ambito, ci attendono due output:
1. il P/E relativo si normalizza in seguito a una violenta correzione o bear market;
2. Nonostante le letture elevate attuali, il P/E relativo si normalizza in modo sicuro da solo.
Quindi siamo aperti a vari scenari.
Come possono le valutazioni normalizzarsi in modo sicuro senza dover sopportare ribassi dei prezzi significativi?
Esistono due leve chiave che possono normalizzare il P/E relativo senza che i prezzi azionari ne risentano:
– Tassi di interesse in calo
– Utili aziendali in crescita.
Al momento ci sono buone probabilità che si verifichino entrambe le condizioni.
La Fed è ancora accomodante, nonostante le analisi e le dichiarazioni che leggiamo negli ultimi giorni, e sta pianificando di tagliare ulteriormente i tassi nel 2025, almeno una volta.
Per quanto riguarda gli utili aziendali, abbiamo un’economia molto forte al momento e siamo sull’orlo di una rivoluzione tecnologica dell’intelligenza artificiale che sta guidando una rapida ottimizzazione dei processi produttivi.
Ciò avrà senza dubbio un impatto sul PIL.
Abbiamo anche la presidenza entrante di Trump, che nonostante le molte incognite sta pianificando di abbassare l’aliquota fiscale delle società dal 21% al 15%.
Questo da solo aggiungerebbe un aumento del 29% agli utili della maggior parte delle aziende, contribuendo ad “addolcire” il rapporto P/E relativo a parità di altre condizioni.
Trump misura molto il successo della sua presidenza in termini di performance del mercato azionario, quindi è difficile immaginare un mondo in cui le sue politiche causeranno danni sostanziali ai mercati finanziari.
E in tutto ciò, abbiamo Bitcoin nella fase migliore del suo ciclo di halving quadriennale.
Un anno in cui storicamente ha prodotto i massimi rendimenti proprio su base quadriennale, con i mercati azionari che sono impostati in modo più che discreto in vista del 2025.
Chiaramente le valutazioni indicano che non siamo all’inizio del ciclo, quindi il rischio potrebbe aumentare con il tempo.
Dobbiamo essere prudenti nell’adattarci ai nuovi dati man mano che arrivano.
Tuttavia, il mercato obbligazionario sta segnalando “risk-on”, l’economia cresce e il consumatore sta spendendo.
La volatilità, le opzioni e le metriche del sentiment suggeriscono che presto si presenterà un’opportunità di acquisto al ribasso.
In sintesi, anche se dobbiamo continuare a cercare senza sosta eventuai segnali di allarme (il lavoro dell’investitore saggio è proprio questo), al momento il peso dell’evidenza è positivo.
Magari il 2025 non sarà un anno entusiasmante come è stato il 2024, ma è impostato in modo promettente per le azioni e soprattutto per Bitcoin.
E proprio alla luce di questa considerazioni sono davvero stupefatto nel constatare gli attuali livelli di inquietudine e pessimismo che si respirano in giro.
Chiaramente sono problemi di tempistiche, come chi è entrato troppo pesantemente sui massimi locali o ha le borse piene di shitcoin nella speranza che (forse) un giorno gli regaleranno gli agoniati profitti.
Indubbiamente questa gente è stanca, per non dire traumatizzata.
E in un certo senso se la sono cercata.
In condizioni normali, questo potrebbe effettivamente creare un “macro top”.
Ma questa volta Tradfi (finanza tradizionale, nda) è qui ad acquistare bitcoin.
E non si tratta solo di Saylor.
E sappiate che a queste entità non frega nulla dei traumi degli investitori “nativi” del mercato cripto.
Quindi chiedetevi: le azioni sono arrivate al top ciclico?
Questa è la chiave. Poiché abbiamo visto che la correlazione è più viva che mai.
E per rispondere a questa domanda bisogna porsi un’altra domanda: il ciclo di tagli della Fed è terminato?
Non credo proprio.
Abbiamo appena avuto la Fed che ha annunciato una pausa temporanea, che ormai è stata ampiamente scontata.
Temporanea, non permanente.
Leggete cosa dicono tra le righe i funzionari della Fed.
Tutti continuano a sostenere ulteriori tagli.
E il mercato ora sta scontando 1 taglio da 0.25 per il 2025.
Tre mesi fa ne scontava 7.
Penso che la narrazione cambierà presto, allontanandosi da una Fed aggressiva e dal rialzo senza soluzione di continuità dei rendimenti obbligazionari.
Trump è a poco più di una settimana dall’insediamento.
In ogni modo, alla luce dei dati economici che abbiamo avuto ieri e osservando il grafico, non sarei sorpreso se BTC venisse negoziato sotto $90K.
Ma si tratterebbe solo di rumore a breve termine che richiede appunto una gestione del rischio a breve termine.
In tale contesto, penso che i trader ora venderanno BTC più attivamente sopra i $100k, rallentando lo sviluppo del ciclo.
E credo che il contesto macro sia di nuovo molto importante.
Sicuramente non mi aspetto “un’easy mode” in futuro, come è stato nel 2024.
L’epoca del denaro facile è finita.
Ma mi aspetto ancora nuovi ATH.
Abbiamo un anno molto lungo davanti.
Voglio chiudere con alcune considerazioni sulle AltCoin.
Come sapete, non sono mai stato molto tenero, soprattutto nei confronti di Ether (che devo dire non ha fatto molto per smentirmi).
Sappiamo che l’insediamento di Trump alla casa bianca e i mesi successivi saranno il momento migliore per annunci e politiche reali che potrebbero essere catalizzatori rialzisti per Bitcoin e le principali altcoins.
In tale ambito, credo che si stia materializzando (almeno la possibilità) di un’opportunità di rendimento su ETH.
Ethereum ha sottoperformato brutalmente Bitcoin nel 2024.
Una delle differenze più grandi registrate è stata la mancanza di accumulo di open interest sugli ETH futures alla CME, nonostante le approvazioni degli ETF.
Nelle ultime settimane, finalmente stiamo assistendo a un aumento dell’open interest sugli ETH futures alla CME, il che potrebbe indicare (il condizionale è d’obbligo) che gli investitori istituzionali americani stanno finalmente prestando attenzione a ETH.
Da notare come un accumulo di open interest lento ma costante sia iniziato subito dopo le elezioni vinte da Trump.
Naturalmente, una rondine non fa primavera e c’è ancora molta strada da fare, ma la particolarità che a mio avviso sta diventando interessante e che c’è il potenziale per un Ether ETF che distribuisca le ricompense di staking ai detentori, cosa che oggi non avviene a causa dell’opposizione della SEC.
Un simile prodotto creerebbe un’affascinante opportunità di trading.
Premetto che formalizzare la cosa non sarà facile, infatti il primo ostacolo alla distribuzione delle reward viene dalla natura giuridica di ETH che al momento viene valutata una commodity (erroneamente a mio avviso).
Per far sì che un ETF distribuisca le ricompense, come fanno gli ETF con i dividendi delle azioni in portafoglio, si dovrebbe mutare la natura di Ether in security (un titolo), con tutto ciò che ne consegue.
Dunque non sarà un percorso semplice e lineare.
In ogni modo, ipotizzando che alla fine si giunga a meta, i trader potrebbero acquistare l’ETF e contemporaneamente vendere allo scoperto i Futures CME, in quello che sarebbe un setup di doppio rendimento delta-neutral.
Il basis trade in sé potrebbe generare un APY di oltre il 10%, a cui andrebbe aggiunto un rendimento PoS di circa il 3,5%.
Sommandoli, il rendimento totale sarebbe di circa il 15% su prodotti tradefi regolamentati con esposizione delta-neutral.
Dunque, se la nuova SEC allargherà le maglie della regolamentazione consentendo le distribuzioni di staking reward ai detentori di ETF, questa potrebbe essere una grande opportunità di guadagno nel 2025.
Ma, ripeto ancora, il SE è d’obbligo.
Due parole anche su Solana.
Vanek ha recentemente pubblicato un report con una probabilità del 77% di un’approvazione di un SOL ETF nel 2025.
Sappiamo che Solana è stata un forte concorrente di ETH nel settore “L1 Smart contract” e infatti nel corso del 2024 si è comportata ottimamente.
Con queste considerazioni, non sto dicendo che nel 2025 avremo una sovraperformance delle altcoin su Bitcoin, quanto piuttosto che il quadro fondamentale per il comparto alts è più favorevole rispetto a quello a cui siamo stati abituati nel 2023 – 2024.
Tuttavia, se mai ci sarà un altseason, avremo un output molto più settoriale rispetto a quelle dei cicli precedenti, con molte monete che resteranno indietro e poche che brilleranno davvero.
D’altronde, il comparto altcoin è il classico gioco di vasi comunicanti, che ha sempre registrato una scarsissima affluenza di nuovi capitali.
Ma di questo parleremo nella nota di febbraio.
Buon fine settimana a tutti e vi aspetto all’interno del Circolo degli Investitori per cavalcare insieme il 2025.